Il problema fondamentale della giustizia in Italia è l’eccessiva durata dei processi.

Nell’UE la media di un processo civile di primo grado è di 287 giorni, contro i 493 dell’Italia. Un abisso! Secondo “Doing Business 2013” della Banca Mondiale[1], l’Italia si colloca al 160° posto, sui 185 paesi analizzati, per la durata di una normale controversia di natura commerciale. Ci superano abbondantemente Paesi come l’Iraq, il Togo e il Gabon, mentre riusciamo a stento a battere in classifica l’Afghanistan.

Secondo il FMI (Fondo Monetario Internazionale), in un rapporto elaborato lo scorso febbraio [2], a causa della lentezza dei processi, combinata a un alto numero di giudizi, per arrivare ad una pronuncia definitiva sono necessari circa 1.200 giorni: tre volte di più che in Francia, Germania o Spagna. Per una sentenza di bancarotta, osserva il Fondo, si può arrivare fino a 12 anni e ne occorrono più di 7 affinché una banca possa recuperare le garanzie reali in caso di fallimento. Se poi si aggiunge anche il giudizio davanti alla Suprema Corte di Cassazione, allora un processo può durare anche 8 anni, quando la media Ocse è di soli 2 anni [3]. Tutto ciò, ovviamente, scoraggia l’accesso al credito, l’investimento straniero e la fiducia che il cittadino ha nei confronti del “sistema Paese”. Ma a disincentivare gli investitori stranieri c’è anche il gravissimo fenomeno della corruzione che, secondo la Banca Mondiale, deprime il reddito per il 2,4% ancorando verso il basso la crescita delle imprese, su base annua, del 3% [4]. Più drastica è la visione di Transparency International secondo cui il livello di corruzione svilisce del 16%, su base annua, gli investimenti stranieri [5]. Sempre secondo i dati del FMI, sull’Italia pesa un arretrato di 10 milioni di processi (metà dei quali civili) con il più alto numero di violazioni del diritto a un processo in tempi ragionevoli che ha portato a ben 1.187 sanzioni (dal 1959) da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Per il CEPEJ (European Commission for the Efficiency of Justice) del Consiglio d’Europa la spesa della giustizia civile in Italia è nettamente superiore alla media degli altri Stati [6], infatti l’Italia spende per tenere aperti i propri tribunali 50,3 euro per abitante, vale a dire il 36% in più della media europea (37 euro per abitante) con il 50% di giudici e di personale amministrativo in meno, ma distribuito sul 21% in più di sedi di tribunali e chiamato a gestire un carico di lavoro pari a 3.958 cause iscritte a ruolo per 100.000 abitanti, il doppio rispetto alla Germania e il 43% in più della Francia. Insomma una macchina dispendiosa e completamente inefficiente.

La situazione è gravissima ed è dunque inevitabile una riforma della giustizia complessiva e non a macchia di leopardo. Il legislatore, negli ultimi decenni, è stato completamente latitante e quando è intervenuto (si pensi, solo per fare un esempio dei tanti, al cd “processo societario”) ha solo aggravato la situazione, con passi falsi, ipocrite panacee, sconfortanti iniziative.

Il 1 settembre 2014, l’attuale Governo ha illustrato, all’interno del provvedimento denominato “Sblocca Italia” (… nome che sembrerebbe evocare una medicina contro la “costipazione” ideologica e normativa), un pacchetto di riforme. Quand’anche il Governo abbia utilizzato la legislazione d’urgenza, l’impianto complessivo attende il favore del Parlamento e delle forze politiche che sostengono il Governo; tuttavia, anche se l’intero pacchetto normativo dovesse passare così com’è nel DL approvato ed in corso di pubblicazione, sebbene sia portatore di alcuni spunti interessanti, solleva forti perplessità. In definitiva, siamo ancora difronte ad un intervento contratto, timido e privo di una visione complessiva.

Ecco, in sintesi, i 7 provvedimenti [7]:

1)      processo civile veloce, decreto-legge sulle misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile. Il provvedimento prevede tra l’altro l’introduzione dell’istituto della negoziazione assistita, ovvero la conciliazione con l’assistenza degli avvocati e novità in materia di arbitrato, separazione e divorzio, compensazione delle spese, rito sommario e procedimento esecutivo [8];

2)      responsabilità civile dei magistrati, disegno di legge di riforma della disciplina che prevede l’ampliamento dell’area di responsabilità, il superamento del filtro, la certezza della rivalsa nei confronti del magistrato e il coordinamento con la responsabilità disciplinare [9];

3)      efficienza del processo civile, disegno di legge delega con l’obiettivo di migliorare efficienza e qualità della giustizia, dando maggiore organicità alla competenza del tribunale delle imprese, istituendo sezioni specializzate per la famiglia e la persona; riformando la disciplina delle fasi di trattazione e di rimessione in decisione;

4)      magistratura onoraria e giudici di pace, disegno di legge delega per la riforma organica della materia, che prevede la predisposizione di uno statuto unico della magistratura onoraria, applicabile ai giudici di pace, ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratori onorari, attribuendo ai primi due le medesime competenze collocandoli all’interno del medesimo ufficio, rappresentato dall’attuale articolazione giudiziaria del giudice di pace;

5)      estradizione, disegno di legge delega per la riforma del Libro XI del Codice di procedura penale intende valorizzare, nei rapporti tra Stati membri dell’Unione europea, il meccanismo della trasmissione diretta all’autorità giudiziaria competente all’esecuzione della rogatoria, assicurando la trattazione immediata delle rogatorie urgenti. E’ previsto il superamento del preventivo vaglio della Corte di Cassazione sulla competenza, che provoca un ulteriore rallentamento delle relative procedure;

6)      processo penale, disegno di legge recante le modifiche alla normativa penale, sostanziale e processuale e ordinamentale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi, oltre che all’ordinamento penitenziario per l’effettività rieducativa della pena;

7)      patrimoni illeciti, disegno di legge concernente le misure volte a rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti. Per quanto riguarda il reato di cosiddetto “falso in bilancio” l’intervento tende a recuperare effettività repressiva.

 

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